venerdì 8 ottobre 2010

In Francia gli hacker minacciano la rivolta contro la legge anti pirateria online


Quando il gioco si fa duro… E infatti in Francia i più duri, gli hacker più agguerriti, preparati, sofisticati, si stanno preparando a scendere in campo. L'appuntamento sarebbe per il 5 novembre. Data in cui verrebbe lanciato un attacco in grande stile al sito dell'Hadopi (l'authority per la protezione delle opere su internet) con l'obiettivo minimale di paralizzarlo. E magari chissà, fare anche qualche danno un po' più strutturale.

La battaglia tra chi vuole evitare che sul web si scarichi gratuitamente, e illegalmente, di tutto e chi difende a spada tratta l'internet libero sempre e comunque è cominciata oltre un anno fa, quando il governo francese ha deciso di schierarsi dalla parte di produttori e distributori musicali e cinematograficicostituendo appunto l'Hadopi e incaricandola di andare a stanare gli utilizzatori a sbafo dei prodotti dell'ingegno per il cui consumo bisognerebbe pagare un diritto d'autore. Impresa ciclopica, visto che le stime parlano di poco meno di un milione di persone che ogni giorno in Francia utilizzano gratuitamente film e brani musicali.
La macchina si è ovviamente messa in moto con una certa lentezza. Anche perché Hadopi ha dovuto farsi dare gli operatori le liste degli abbonati e qui c'è stato il primo problema. Se infatti Orange, Sfr, Numéricable e Bouygues Télécom hanno trasmesso in formato elettronico le loro liste, l'ultimo arrivato sulla scena francese dell'internet e della telefonia mobile, Free, ha spedito elenchi cartacei. D'altronde non stava scritto da nessuna parte quali dovessero essere le modalità di trasmissione dei dati. E i dirigenti di Free (a partire dal suo fondatore Xavier Niel, diventato famoso perché è uno del trio che ha rilevato Le Monde) non hanno mai nascosto di ritenere Hadopi una colossale sciocchezza. Ostacolarle e rallentarla è quindi cosa buona e giusta.
Ma insomma, una settimana fa sono partite le prime lettere, che Hadopi spedisce via mail agli indirizzi IP identificati da una serie di associazioni (appunto di produttori e distributori) come "pirati". La lettera contesta l'utilizzo gratuito e illegale dell'opera e mette in guardia il titolare dell'abbonamento. Alla terza violazione c'è la denuncia, con possibile sanzione che può arrivare fino alla sospensione dell'accesso a internet per un anno.
Ancora una volta Free si è messa di mezzo: la legge prevede infatti la stipula di una convenzione tra lo stato e gli operatori, il cui impegno andrebbe in qualche modo ricompensato (Free vorrebbe 65 centesimi per ogni indirizzo), che non c'è. Niente convenzione, dice Free, niente mail.
In realtà questo atteggiamento di Free risponde anche a una evidente scelta di marketing. Diventando il capofila della resistenza ad Hadopi (e non rischiando nulla, perché la legge per ora non prevede sanzioni), Free conta di conquistare nuove fette di mercato. Come temono i concorrenti che si sono mostrati più collaborativi.
Intanto gli utilizzatori che difendono la libera internet in libero stato stanno passando dall'incazzatura personale e dalle reazioni individuali (c'è chi ha già trovato i punti deboli del sito Hadopi, con relativa, ironica comunicazione all'authority, chi ha trovato il modo di aggirare i controlli) alla risposta organizzata. E sulla rete è un susseguirsi di annunci: contro chi vuole sorvegliare internet e per difendere la libertà e la democrazia appuntamento il 5 novembre. L'Eliseo, il governo, il potere, le lobby economico-finanziarie si accorgeranno che chi tocca internet prende la scossa e deve ritirare la mano. Fin qui la minaccia. Tra un mese la verifica.

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